PASOLINI e SANREMO

Era l’agosto del 1968, estate doppiamente calda per l’aria di contestazione sociale, fatta di proteste e rivolte degli studenti e degli operai. L’Italia stava lentamente cambiando, e Pier Paolo Pasolini inizia ad intervenire su questo scenario con la collaborazione settimanale al Tempo con scritti che precorrono altri, quelli che furono denominati Scritti Corsari
Quelli pubblicati su Il Tempo insieme ad inediti furono raccolti in un volume dal titolo emblematico,
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IL CAOS
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Quelle riflessioni su carta sono fresche anche oggi, e danno la possibilità di riascoltare la voce ostinatamente fuori dal coro del poeta che ne fu il più consapevole protagonista.
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Da “Il caos” su “Il Tempo”, n.7, 15 febbraio 1969
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“È cominciato ed è finito il Festival di Sanremo.
Le città erano deserte; tutti gli italiani erano raccolti intorno ai loro televisori.
Il Festival di Sanremo e le sue canzonette sono qualcosa che deturpa irrimediabilmente una società.
Quest’anno, poi, le cose sono andate ancora peggio del solito: perché c’è stata una contestazione, seppur appena accennata, al Festival.
Ciò che si contesta sono infatti i prezzi dei biglietti per ascoltare quelle povere creature che cantano quelle povere idiozie: e si protesta moralisticamente contro il privilegio di chi può pagare il prezzo di quei biglietti.
Non ci si rende conto che tutti i sessanta milioni di italiani, ormai, se potessero godere di questo famoso privilegio, pagherebbero il prezzo di quel biglietto e andrebbero ad assistere in carne e ossa allo spettacolo di Sanremo.
Non è questione di essere in pochi a poter pagare quelle miserabili ventimila lire ma è questione che tutti, se potessero, pagherebbero.
Tutti, operai, studenti, ricchi, poveri, industriali, braccianti..
I centomila disgraziati che si tappano le orecchie e si coprono gli occhi davanti a questa matta bestialità, sono abitanti di un ghetto che si guardano allibiti fra loro, senza speranza.
E i più non osano neanche parlarne: perché parlarne, sinceramente, fino in fondo, fino all’indignazione, è impopolare come niente altro.
E’ per non rischiare questa impopolarità, che i contestatori sono in questo caso tanto discreti.
Ma è un calcolo sbagliato, che li rende degni degli “innocenti” cantanti integrati e del loro pubblico.”.
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Piero ROSSI
Aretino Turista ad Arezzo,
itAlien Immigrato in Italia
info@pierorossi.it
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Viaggiare è fatale al pregiudizio, al bigottismo, ed alla ristrettezza mentale,
e per questi motivi molta della nostra gente ne ha fortemente bisogno.
Vedute ampie, sane, caritatevoli degli uomini e delle cose
non possono essere acquisite
vegetando tutta la propria vita in un piccolo angolo della terra.
Mark TWAIN,1869