Lettera aperta a un ProVax Covid-19

Occorre sbarazzarsi del cattivo gusto di voler andare d’accordo con tutti. Le cose grandi ai grandi, gli abissi ai profondi, le finezze ai sottili e le rarità ai rari”.

In questo momento per andare d’accordo con un ProVax Covid-19 c’è soltanto un modo: dire lui che ha sempre ragione e che Tu hai sempre torto.

Forse occorrerebbe ricordare loro – così come ai NoVax – che invece SI, troviamo conforto grazie a coloro che sono d’accordo con noi ma cresciamo soltanto grazie a coloro che non lo sono.

Smettendola di autoconvincerci che raramente troviamo delle persone di buonsenso, fatti salvi quelli che sono d’accordo con noi.

L’unico modo di andare d’accordo con la vita è essere in disaccordo con noi stessi, ponendoci continuamente domande, lasciando da parte preconcetti e convinzioni, rimanendo in risonanza cognitiva con il resto del mondo.

Del resto Zygmunt Bauman ci ricorda “la cosa più eccitante, creativa e fiduciosa nell’azione umana è proprio il disaccordo, lo scontro tra diverse opinioni, tra diverse visioni del giusto, dell’ingiusto, e così via. Nell’idea dell’armonia e del consenso universale, c’è un odore davvero spiacevole di tendenze totalitarie, rendere tutti uniformi, rendere tutti uguali”.

Laddove l’ambiente circostante è stupido, prevenuto o peggio crudele, è un segno di merito essere in contrasto con esso, sempre.

Riceviamo oggi e pubblichiamo una lettera aperta ad un ProVax.

 

Caro ProVax, chi Ti scrive è un Novax per niente convinto. Mi definirei piuttosto un cittadino preoccupato e provato da tanti mesi trascorsi per niente bene. Se cercassi il consenso con le mie parole dovrei sempre dire ciò che mette d’accordo la maggioranza, e quindi potrei permettermi forse di far riposare il cervello. Al di là dell’accordo o disaccordo dei pensieri, non riesco però a prescindere dal modo in cui vengono espresse.

E ultimamente mi sembra che sia piuttosto facile accordarsi nell’odio e nella negazione. Nella negazione anche di ciò che è sotto i nostri occhi, cosi evidente a qualsiasi cervello che non sia stato messo a riposare. E debbo francamente dirti che queste scene di guerra vaccinale Provax vs Novax mi preoccupano molto, una battaglia combattuta senza esclusione di colpi sui social e persino nei bar.

E poi le posizioni di chi è favorevole al Green Pass obbligatorio e di chi è contrario che ruotano intorno a un punto ovvero i vaccinati, oltre a essere protetti dai sintomi, sono anche immuni?

Possono quindi contrarre e diffondere il virus? E vaccinarsi è davvero un atto di protezione non solo verso di sé ma anche verso gli altri? Ecco caro ProVax – alla stregua del Novax puro e duro – dalle posizioni quasi naìf, per certi versi incomprensibili e mai supportate da conoscenze e approfondimenti, a Te vorrei posse alcune domande. Per conoscerci, confrontarci, in fondo semplicemente per capire.

Anche il Sole 24 Ore – come altri quotidiani nazionali –  ha dedicato intere pagine per spiegarci chi sono i NoVax, dai complottisti ai medici obbiettori, dai teorici delle congiure di Big Pharma ai paladini delle rivendicazioni delle libertà costituzionali. Insomma i NoVax sono stati radiografati e psicanalizzati!

Fino a coinvolgere autorevoli medici per sentenziare addirittura che non bastano soldi e birra gratis per convincere un NoVax a vaccinarsi ma occorre conquistare la sua fiducia. Io però sono interessato a capire chi sei Tu, ProVax determinato e sicuro: paladino della vaccinazione di massa che permette una protezione individuale e collettiva, convinto assertore che le reazioni ai vaccini in generale sono poco importanti e non provocano quasi mai sintomi e complicazioni della malattia dalla quale proteggono, e che  i pericoli della vaccinazione sono notevolmente inferiori a quelli delle malattie naturali.

Sono interessato a Te Provax che scrivi nella Tua bacheca che le malattie fanno male e i vaccini sono buoni, che la scienza è concorde, i vaccini funzionano, che quasi tutti i vaccini sono efficaci e che tutti i vaccini sono sicuri. Ma soprattutto che i vaccini sono i farmaci più testati dell’industria farmaceutica.

Ma anche che vaccinazione è uguale ad immunizzazione. L’affermazione però piu’ esilerante – della quale mi piacerebbe parlare con Te se vorrai –  è che ci dobbiamo fidare dei media perché loro riportano sempre la verità sui vaccini e non sono influenzati dalle multinazionali o dalla censura del governo! Amico ProVax, si muore e si continuerà a morire di malattie diverse. E devi sapere che alla stupida domanda “Perché io?” l’universo si prende a malapena il disturbo di replicare: perché no? Accade e basta.

Viviamo tra cose destinate a morire. Il Dalai Lama ci ha ricordato che gli uomini dell’occidente vivono come se non dovessero morire mai ma muoiono come se non avessero mai vissuto. Ecco caro ProVax, io vorrei poter dire di aver vissuto, di aver vissuto intensamente la grazia che Dio ci ha fatto, ovvero averci nascosto il modo in cui moriremo. Mi disturba certo la morte. Talvolta mi chiedo se non sia un errore del Padreterno, chissà. Ma non mi fa paura.

E questi ultimi mesi ho cercato di rifuggire dalla paura, continuando a guardare negli occhi le persone, e non Ti nascondo continuando ad abbracciarne molte. Sono un NoVax? Non credo. In fondo vivere è la cosa più rara al mondo ma la maggior parte della gente oggi  – e tra questi Ti assicuro ci sono moltissimi ProVax – esiste e basta. Ma io non mi accontento di esistere. E continuerò a scriverti per capire e capirti, fino in fondo. Un saluto”.

 

La vita è un’enorme tela ed è importante rovesciare su di essa tutti i colori che possiamo.

Con la correttezza che contraddistingue questa testata online, siamo da sempre convinti che anche quando viene chiusa la bocca ad alcuni, la domanda resti pur sempre aperta.

E a dirla tutta le domande senza risposte a noi non piacciono proprio.

La parola è civiltà.

La parola, anche la più contraddittoria, mantiene il contatto, è il silenzio che isola.

Le non risposte isolano.

Quando la verità non è libera, la verità non è vera.

Continueremo quindi ad informare, a fare ricerche, a intervistare, a commentare, a pubblicare su tutti gli argomenti che ci sembreranno legittimi, in uno spirito di apertura, di arricchimento e di dibattito democratico.

Lo dobbiamo ai nostri lettori, lo dobbiamo a noi stessi.